TURIN MARATHON 2014 RACCONTATA DA PAOLO BERGAMINI

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  LA TURIN MARATHON 2014 

Raccontata da Paolo Bergamini

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Pubblichiamo con piacere il racconto di uno degli 81 atleti "orange" che Domenica 16 novembre 2014 hanno tagliato il traguardo in Piazza Castello della "28^ TURIN MARATHON". Le immagini dell'articolo sono tratte dai servizi fotografici di Roberto Demarchi, Fernando Marcati e Fabio Spadon pubblicati nell'apposita sezione "Foto & Video" del sito. 

Paolo Bergamini ha corso la sua quinta TURIN MARATHON in compagnia della moglie Cristina, anch'essa atleta "orange". Hanno entrambi concluso la prova sfiorando il proprio Record personale. Paolo ha terminato la gara al 1839° posto in 3:45:46 e Cristina al 1849° posto in 3:45:58.  

Paolo e Cristina sono due "veterani" della A.S.D. PODISTICA TORINO, Società in cui militano dal 2010 e dove hanno esordito  il 14 febbraio del 2010 nel "28° Cross di Borgaretto". Nel 2014 Paolo e Cristina hanno portato la canotta "orange" in Tunisia, partecipando alla "100 Km. del Sahara", gara a tappe disputata nel deserto dal 29 aprile al 1 maggio e dove si sono classificati al 53° e 54° posto.  

Paolo Bergamini ha chiuso il 6° CAMPIONATO A.S.D. PODISTICA TORINO al 39° posto con 2.871 punti e 14 presenze totali. Cristina Beltramo si è classificata al 53° posto assoluto con 2645 punti e 14 presenze totali, 5^ nella Classifica femminile  ed al 1° posto nella Categoria di appartenenza.

Dalla sezione “CURIOSITA” del sito apprendiamo che Paolo è a un passo dalla 100^ presenza con la canotta "orange", avendo disputato 99 gare competitive e percorso in totale 1380,689 chilometri. Cristina invece ha già superato quota 100, con 101 gare e 1.382,695 chilometri percorsi. 

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Paolo ha riassunto così le emozioni della sua quinta  TURIN MARATHON  .....

“Deh cit, co a l’è piate, che t’cure sempre?”, mi chiese in una lontana primavera del 1977 un contadino nella campagna di Pianezza…

Già, che ti è preso che corri sempre?

Perché quando fuori è freddo o la pioggia inzuppa tutto o la nebbia ti entra nelle ossa o il buio è già calato da ore, tu ti ostini a voler uscire e faticare, quando una vocina dentro di te subdolamente sussurra di stenderti sul divano e rilassarti al calduccio ?

Perché correre è emozione, amore, vita.

Correre è il gesto più semplice, naturale, istintivo che il nostro corpo possa esprimere. Deve essere il primo gesto che l’uomo delle caverne ha imparato dopo quello di alimentarsi e riprodursi. Corri veloce uomo, se vuoi vivere…

E’ primordiale come respirare, mangiare, ridere.

Ed è il ritorno all’innocenza.

Correre felice nel bosco dopo una nevicata e sentire l’aria fredda che ti entra nei polmoni o saltare veloci fra le pozzanghere durante un temporale estivo, con il sorriso sulla labbra rivolto a quelli che ti guardano perplessi.

O perderti estasiato a guardare l’orizzonte infinito del deserto, mentre ad ogni passo sprofondi impotente nella sabbia.

E’ ritornare bambino ogni giorno. Quante corse ho fatto in quel cortile di via Baveno… Correvo fino a non poterne più, trattenendo la sete all’inverosimile e allora salivo a casa facendo tre scalini alla volta, tracannavo dal rubinetto più acqua che potevo e giù di nuovo ad inseguire e scappare!

Quando indosso le scarpette per uscire sono ancora quel bambino felice che scende nel cortile, che corre per  superarli tutti, che saluta i compagni di giochi nel parco.

Ed eccoci ancora una volta qua, in piazza San Carlo, sotto lo sguardo severo di “Testa di ferro” a tentare l’ennesima impresa.

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Chissà quante ne hai viste in quasi due secoli di vita ! Quanta gioie e quante sofferenze, feste e manifestazioni, fuochi d’artificio e spari di moschetti… Quanti scudetti festeggiati ai tuoi piedi, quanti tifosi ti hanno cavalcato (mi ricordo il primo scudetto dell’era Sacchi come fosse ieri, mentre portavo trionfante la bandiera con il faccione di Gullit su e giù per la piazza) e quante Coppe dei Campioni (i tifosi della Juve poche, per amor di precisione…) !

Oggi ci siamo noi, proprio sotto il tuo cavallone di bronzo. Vicini a me e Cri altri orange, Albina e Roberto, Daniela e Sergio, ognuno con i propri sogni e le proprie paure, chi alla “prima” e chi per battere il personale. Carichi di adrenalina in attesa dello sparo, a vivere intensamente la magica atmosfera della partenza, come solo una maratona può fare.

L’infiammazione al muscolo retto femorale è dolorosa e certo 42 km non gli faranno bene, ma è l’ultima fatica, poi giuro che mi prendo un periodo di riposo “rigenerante”. Ma la preoccupazione è tanta. Cristina è in forma, partiremo con i palloncini delle 3 ore e 45, e poi si vedrà…

La corsa passa veloce (si fa per dire) in compagnia del gruppo a cui ci siamo uniti. Il clima è perfetto. Cristina sembra un soldato prussiano, mai un respiro affannato, un cenno di stanchezza, lo sguardo fisso in avanti, sorride solo quando qualche orange festosamente ci incita. Io soffro in silenzio, ma confortato dal fatto che siamo sempre insieme ai palloncini.

E più i km passano, più il bambino del cortile ritrova la voglia di correre. Se mantieni il ritmo la parte finale di una maratona diventa un passeggiata trionfale, circondato da runners scoppiati che hanno esagerato nella prima metà e ora ne pagano le conseguenze. E la tua forza aumenta.

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Ma che fatica non mollare. I muscoli e la schiena dolorante implorano di fermarti. Basterebbe un solo rapido gesto, smettere di correre, semplicemente fermarsi.

“Paoletto fermati… non senti la schiena come fa male ?”

“Lasciami stare! Tutti sanno che al 30° viene la crisi, passerà !”

“Lascia perdere, in fondo ne hai già finite quattro di maratone, guarda, lì c’è un taxi, lo prendi e in dieci minuti sei a casa…”

“No ! La soddisfazione di ritirarmi non gliela dò ai colleghi ! Sai che sfottò…”

“Ma se sei milleottocentocinquantesimo… fermati…”

“Basta! Che ne sai tu di quanto mi sono preparato, di quante ore ho corso sotto il sole e la pioggia ! E adesso arrivo al 30° e mi fermo ? La maratona si finisce anche a costo di arrivare sulle ginocchia !”

Meno male che c’è Cristina, il soldato prussiano. Appena rallento di qualche millisecondo, la vedo allungare leggermente. Manco si accorge della mia sofferenza, guarda solo in avanti. Però meno male che c’è. Sarei già fermo da tempo se lei non fosse al mio fianco. Ma stavolta non mi freghi cara la mia dolce metà. Stavolta arrivo davanti io, vogliamo scommettere ?

Ed è così che si apre via Roma, come un sogno appare l’ultimo chilometro da percorrere. Anche se è l’ultimo di 42, mi sembra il più lieve. La folla festante, il gonfiabile in fondo, la sensazione di avercela fatta anche stavolta, e ancora vicino ai palloncini … trovo l’ultima riserva di adrenalina e cerco di aumentare l’andatura. Cristina è sempre lì, ma ora soffre, allungo il passo e guadagno dieci metri fino all’arrivo.

Eccomi ritornato nel cortile. Ho vinto la gara. Ora posso andare a bere. Ma torno subito !

Perché corri?

Perché correre è emozione, amore, vita.

Tu chiamale, se vuoi, emozioni.

Paolo Bergamini

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