MARATONA DI ROMA RACCONTATA DA RENATO CIVITICO

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Renato Civitico nella "STAFFETTA 24 x 1 ORA" di Asti (24/3/2013)

 LA MARATONA DI ROMA 

Raccontata da Renato Civitico

Pubblichiamo con estremo piacere il racconto del nostro atleta Renato Civitico, che ha preso parte alla "19a Maratona di Roma" di Domenica 17 marzo 2013.  

Renato Civitico è uno dei 6 atleti "orange" che hanno portato a termine la Maratona di Roma 2013, risultando il migliore al traguardo, dove è giunto al 69° posto assoluto in 2h 48' 20", classificandosi al 4° posto nella Classifica di Categoria MM45. La prestazione ottenuta da Renato Civitico a Roma lo porta al 2° posto nella Classifica dei Record Sociali della Maratona, alle spalle del leader Luca Cuda (2h 46' 45"). Renato ha condotto una gara estremamente regolare con passaggio in 38' 59" al 10° Km., 1h 22' 11" a metà gara, 1h 57' 23" al 30° Km.. 

Per la cronaca la Maratona di Roma 2013 ha visto 10.666 atleti presenti nella Classifica finale.

Renato è al terzo anno con i colori della A.S.D. PODISTICA TORINO. Ha esordito il 6 febbraio 2011 nella "6a Mezza Maratona Internazionale delle 2 Perle" a Santa Margherita Ligure e vanta un record personale di 35' 13" nei 10.000 metri, 1h 17' 51" nella Mezza Maratona e uno strepitoso 2h 43' 00" in Maratona, ottenuto proprio a Roma il 21 marzo 2010.  Ha inoltre chiuso il 4° CAMPIONATO A.S.D. PODISTICA TORINO al 3° posto con 2.448 punti con 14 presenze su  16 prove. Nel CAMPIONATO 2011 aveva invece sfiorato il successo finale, giungendo al secondo posto con 2.462 punti.  E' uno dei candidati al podio del 5° CAMPIONATO A.S.D. PODISTICA 2013, dove occupa al momento la settima posizione, penalizzato dalle 2 gare di Cross disputate, specialità che Renato non predilige particolarmente.

Dalla sezione “CURIOSITA” del sito apprendiamo che Renato, ad oggi, ha disputato 49 gare competitive con i colori "orange", percorrendo in totale 692,870 chilometri.  

Renato ha riassunto così le emozioni della sua MARATONA DI ROMA 2013 .....  

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Dopo aver gareggiato nell’ultima Maratona di Torino, a novembre 2012, ci tenevo a correrne un’altra in primavera, e per questo nuovo appuntamento ho scelto Roma. E’ stato un inizio d’anno con allenamenti indirizzati alla resistenza sulla lunga distanza, spesso intervallati con altri più veloci. L’esordio è coinciso con il 6 gennaio dove ho affrontato un primo lungo di venti chilometri, distanza utile a ricaricare le gambe (e la testa), dopo le feste natalizie. Durante la stagione più fredda non è stato facile correre di sera, spesso con temperature vicine allo zero e sovente con strade ghiacciate, ma ci tenevo a testarmi nuovamente sulla lunga distanza e la maratona era l’obiettivo ideale. 

Al risveglio stamani ho ripensato al tempo trascorso da inizio anno ad oggi, al freddo patito le domeniche mattine, ed alle serate trascorse a fare allenamenti specifici. Una sessione di ripetute, dopo il lavoro quotidiano è sempre dura da affrontare la sera, ma terminato l’allenamento sono sempre tornato a casa contento. E’ stato dunque un periodo saturo di lavoro quotidiano e di sudore fisico. Tutto sommato percorrere a passo di corsa lunghe distanze mi piace ed è consono al mio carattere. Fra tutte le forme di esercizio fisico a cui mi sono dedicato, correre è sicuramente la più piacevole, quella più ricca di significati. Il cielo di Roma che vedo dalla camera dell’Hotel è azzurro. La stanza è al sesto piano e da questa altezza posso godere dell’orizzonte e dei tetti delle case del quartiere; tutto questo mi rilassa ed il mio sguardo si perde per un attimo nell’orizzonte blu, misto al chiarore della prima luce del giorno. Vicino al letto ho già pronto il mio completo da corsa, che tra poco indosserò e subito l’adrenalina inizia a scorrere nel corpo. All’expo ho comprato un paio di pantaloncini con fasce protettive ai lati che dovrebbero aiutarmi a non far affaticare le cosce. Dopo la gara di domenica scorsa, la Mezza Maratona del Lago Maggiore, sento ancora la stanchezza nelle gambe e confido su questo nuovo capo tecnico per avere un piccolo aiuto. Uscire dall’Hotel e sentire l’aria frizzante del primo mattino mi carica di buon umore.

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Percorro la via deserta ed entro nella metro, dove incrocio altri corridori. Prima di una gara sono abituato ad incontrare altri podisti o meglio a trovare una macchia arancione (i colori della mia Società), che si muove nello spazio circostante la zona di ritrovo e quella di partenza, ma non oggi, non qui. Ed ora mi sento un po’ solo, malgrado qui attorno ci sia un pullulare di gente e di rumori che provengono dalla strada, ancora aperta al traffico (ma ancora per poco!). Mi cambio, deposito la borsa e scorgo improvvisamente gli altri amici della Podistica Torino al fondo della via, quelli che correranno oggi a Roma. Ci troviamo quasi per caso e ci scambiamo gli auguri, poi un breve riscaldamento e sono pronto ad entrare nella zona partenza. Il mio pettorale di colore rosso mi permette di accedere alla zona A, ovvero quella riservata agli atleti Elite. Siamo un gruppetto di privilegiati che hanno a disposizione un ampio spazio per riscaldarsi senza dover entrare subito nella griglia di partenza, che sarà proprio a ridosso della linea d’inizio, solo dietro ai top. Mi riscaldo lungo un tratto di strada e spesso ci osserviamo con la coda dell’occhio con gli altri runners, quasi a scrutarci, molti si conoscono e si scambiano un saluto. Poco prima della partenza sono tranquillo, cerco solo d’immagazzinare quanti più dati sul percorso e sui tempi da rispettare. Ciò che mi preme è riuscire a mantenere l’obiettivo che mi sono prefisso.

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Ecco lo sparo, parto e nello stesso tempo schiaccio “start” sul mio cronometro. Sul display 0’00”01 ! Le partenze sono tutte uguali, corri e cerchi solo di evitare il corridore che ti precede. Anche oggi è lo stesso su questa strada così ampia. Si forma subito un piccolo rallentamento e la voglia di superare il podista che mi precede aumenta. Fremo, ma resisto alla tentazione! L’adrenalina gioca sempre un brutto scherzo al via, scelgo così di partire regolare e non mi faccio prendere dall’ansia della prestazione. Ho fissato il mio passo gara e cerco di verificare questo ritmo. Dopo il primo tratto di strada supero l’Altare della patria, poi una breve discesa, una curva a sinistra ed ora mi attende una lunga strada di quaranta chilometri. La gara ! Ovunque i corridori su lunga distanza hanno sul viso quella stessa espressione assorta, quasi ascetica, rivolta alla strada ed a poco altro. Io corro ad un ritmo di 3’50-3’55 con un gruppetto di podisti che si è formato quasi subito dopo la partenza. A tratti troviamo vento contrario e questa condizione atmosferica mi preoccupa, soprattutto per il tratto di strada che dovremmo percorrere a metà gara, quello meno riparato dal vento. Mi accodo al gruppetto e questa posizione “vincolata” mi aiuta a mantenere un passo costante. Il cielo è azzurro con una temperatura fantastica per correre. Ho optato per una maglia tecnica a mezze maniche, canotta e pantaloncini corti. Passano così i primi chilometri, tutti uguali su queste strade di periferia, cambia solo il compagno vicino o quello che ti precede. Corriamo ancora tutti assieme e spesso ai lati della strada ci sono tante persone che incitano i podisti, l’atmosfera è molto piacevole.

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L'elezione del nuovo Papa Francesco ha comportato una modifica al classico percorso della Maratona 

E’ la terza volta che corro questa gara, ed il suo percorso è sempre affascinante malgrado quest’anno non si transiti per le vie della Città del Vaticano. Gli organizzatori hanno dovuto variare un tratto di gara, ed ora corriamo per le vie del quartiere Prati, un quartiere molto bello e tranquillo. Su queste vie il gruppetto si divide. Qualcuno ha deciso di aumentare il ritmo, altri di non forzare. Io prudenzialmente rimango indietro, ma poi prendo coraggio e cerco di raggiungere i primi, che oramai hanno già preso una cinquantina di metri di vantaggio. Siamo quasi al 16 km. Così improvvisamente mi trovo solo. Davanti a me ho il gruppetto dei fuggitivi e dietro quello che ho appena lasciato. Devo aumentare il mio ritmo per cercare di raggiungere i primi, ma su questo tratto di strada riprende a soffiare un po’ di vento contrario, ed io ora non ho più riparo. Piano, piano e grazie al ristoro che praticamente salto riduco la distanza e mi aggancio a loro; rallento il ritmo ed il respiro ne giova. Corriamo così per altri chilometri provando a restare uniti, ma inevitabilmente alcuni rallentano il passo e man mano che superiamo metà gara, ci sfilacciamo fino a rimanere in tre. C’è un ragazzo spagnolo con la canotta nera, un ragazzo giovanissimo finlandese, ed io. Siamo ormai arrivati al trentesimo chilometro ed il vento a tratti continua ad essere fastidioso.

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Corro dietro al ragazzo finlandese e cerco di stargli vicino, ora sta facendo lui l’andatura. Superiamo così vari podisti affaticati lungo la via. Dopo aver attraversato uno stradone che costeggia il fiume rientriamo nel centro città, ed ora il percorso che affronteremo sarà il più bello della gara. Affianchiamo l’Ara Pacis, entriamo a Piazza Navona, passiamo a Fontana di Trevi e in tutte le strade adiacenti, poi entriamo in Piazza del Popolo, bella, ampia e con un traguardo che segnala il 36° chilometro. Sento a questo punto della gara che le forze stanno lentamente diminuendo e ben sapendo che ora troverò una lenta e costante salita fin oltre Piazza di Spagna, decido di ridurre il ritmo. Poco dopo arriva il primo crampo al polpaccio sinistro, poi a seguire a quello destro (una sorta di par condicio ?). Sono stanco ! Fin qui ho mantenuto un ritmo decisamente elevato, superiore a quello che mi ero prefissato in partenza, ma ora devo gestire il finale, soprattutto quello con la salita al Circo Massimo e poi quello del Colosseo. Il ragazzo finlandese rallenta, lo incito a proseguire ma non ha più forza, è svuotato! Lo capisco. Affronterò il finale da solo. Guardo solo il mio orologio per controllare la distanza che mi separa dall’arrivo.  Intravedo il Colosseo, l’ultima curva e poi finalmente l’arrivo. Mi guardo alle spalle e non vedo nessuno. Mi sento sollevato, così gestirò questi ultimi metri in tranquillità. Da lontano vedo il display che indica il tempo, poi i centurioni schierati ai lati della strada ed il tappeto blu. Taglio il traguardo! Mi fermo ed improvvisamente il corpo si rilassa, il respiro diventa regolare e procedo come un automa portando avanti un piede e poi l’altro. E’ finita! La medaglia al collo, l’acqua al ristoro e poi mi concedo un lungo massaggio alle gambe. Prendo la borsa e mi cambio. Con Nadia accanto m’incammino verso la metropolitana per tornare in Hotel, l’ultimo sforzo prima della doccia. 

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Oggi sono contento, volevo fare una bella gara, godere della città e del suo clima e ci sono riuscito. Dopo la gara stanco, ma felice, mi trovo accanto a molti altri podisti. Penso che è proprio nel vincere la distanza e la fatica fisica che gli atleti riescono a provare una piacevole sensazione. Ritrovano la consapevolezza che la qualità del vivere, non si trova solo nella vita quotidiana, ma anche nell’azione. Non importa ora cosa abbiamo fatto, l’essenziale è che quel qualcosa che non si vede, ma che si percepisce dentro si espanda. E’ una gioia che allaga ogni spazio fisico!

Hic sunt runners, Roma my love.     

Renato Civitico

 

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